Sudore e spezie. Sono questi gli odori dell'India.
Pungenti e penetranti come i suoi pigmenti, i colori delle sue stoffe e i muri delle case che sotto il sole si sgretolano. L'india ha l'incredibile caratteristica di essere uno spettacolo vivente per chi la visita. Gli occhi degli indiani, più di ogni altra razza, sono intensi, profondi. I ritratti assumono un impatto potente, tridimensionale e di forte connessione emotiva.
L'India è il paese dell'assurdo, dove nella povertà regna una ricchezza diversa, fatta di valori e immagini. Le lingue parlate e i dialetti sono molti, così come le sue tradizioni, le sue tribù, le sue leggende e i suoi culti religiosi. La si può definire la madre di molte civiltà.
Non è un luogo che va compreso o tradotto, ma osservato e preso per ciò che è. Bisogna perdersi nelle sue città assordanti per i clacson che suonano all'impazzata, e bisogna lasciarsi rapire dai mercanti che catturano i turisti e li trascinano all'interno dei loro negozi, ubriacandoli di parole e facendogli acquistare qualcosa che nemmeno volevano.
Hanno modi e sorrisi gentili e modesti. Sono affascinati dai viaggiatori nei quali vedono opportunità. Tirare fuori una macchina fotografica in India è come far congelare un intero sistema. Tutti vogliono una foto, e vanno a chiamare i vicini, gli amici e i parenti per farsi ritrarre, sfilando con orgoglio e rendendo eleganti anche i cenci meno presentabili.
Ogni volta, dall'India avrei quasi voluto fuggire dopo qualche giorno, ma è straordinario come, una volta lontani, riparta la nostalgia e si abbia voglia di tornare.